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PESCARA: VICENDA URBANA E MARGINALITA' DELL'ARCHITETTURA.
La città di Pescara è parte di un insediamento che, al di là dei confini che dividono in Comuni e Province, si presenta con caratteri omogenei: "E' un unico grande sistema urbano - rurale di un milione di abitanti, quasi un'unica città, diffusa su un territorio di 3.000 Kmq, o forse, con più precisione, una grande normale campagna, come poche in Italia.
Qui la storia ha lasciato le sue tracce, le sue architetture, ed ha costruito a poco a poco con ciò che altrove sfavillava, una unità, un carattere, un orgoglio, una trama tenace."(1)
Pescara è diventata elemento aggregante del territorio, che si estende per circa 100 Km lungo la costa Adriatica con una profondità di 30 Km, in quanto fissa dei momenti che nel corso della storia della regione non erano stati presenti: un ruolo commerciale del centro, un porto, un'area industriale.
In essa è, tuttavia, espressa una contraddizione specifica: da una parte riscontriamo un insieme di valori positivi, che riguardano soprattutto il complesso insediativo entro cui la città è collocata; dall'altra rileviamo la marginalità dell'architettura nello stato fisico della città.
Ciò è dovuto al fatto che:"Il carattere di questa città è interamente definito dal fatto di essere costruita in epoca borghese-capitalista. La trasformazione del suolo da valore d'uso a valore di scambio è l'elemento fondamentale dello sviluppo urbano e ne spiega la logica.
La città è motore attivo e protagonista della dinamica economica e la sua storia breve è storia dell'attuarsi di questo processo.
Considerata oggetto di mercato, la sua costruzione diviene fatto individuale determinato dal rapporto tra lotto urbano e valore del suolo. La forma che la città assume nel tempo corrisponde a questo processo. Dalla sua prima fondazione ad oggi il passaggio dal dominio della rendita urbana a quello del capitale produttivo determina variazioni importanti; tuttavia la logica su cui è costruita la città rimane stabile. Essa è espressa dalla concezione della strada come elemento di valorizzazione del suolo e trova nella maglia ortogonale la forma più razionale per il migliore sfruttamento."(2)
Alla fine dell'ottocento la città è composta da due nuclei distinti: sulla riva sinistra del fiume si trova il borgo all'interno delle mura cinquecentesche, sulla riva destra il nucleo di Castellammare nei pressi della stazione, lungo la statale Adriatica. Nella seconda metà dell'ottocento alcuni fattori stimolano l'urbanizzazione della riva destra: viene portata a compimento l'opera di bonifica, vengono impiantate alcune infrastrutture territoriali.
La comunità si dota nel 1882 di un Piano Regolatore di Ampliamento sotto forma di un impianto stradale a scacchiera.
"Il piano regolatore è un disegno di pianta; esso contiene la totalità delle determinazioni che si riferiscono alla suddivisione del terreno edificabile urbano con tracciati di strade, piazze pubbliche e linee di transito." (3)
L'obiettivo è di razionalizzare e amministrare la costruzione della città, costruzione che viene affidata ai privati cittadini;
"L'unità dell'urbanistica è l'area fabbricabile della singola casa. Unendo le aree fabbricabili si forma l'isolato e raggruppando gli isolati costruiti e le superfici libere necessarie con una rete stradale accuratamente disegnata, sia dal punto di vista dell'arte che da quello del traffico, nasce la città." (4)
Comunque la previsione dell'impianto stradale, a scacchiera, non viene corredata da un regolamento edilizio; per la realizzazione non si tiene conto di alcuna normativa ma solo del codice civile. L'impianto, quindi, non è legato ad una logica di lottizzazione a cui corrisponde un'unità tipologica; edifici con diverso carattere, palazzine condominiali e case unifamiliari occupano lo spazio tra le strade in maniera casuale.
"Il <tipo edilizio> che verrà normalizzato sarà quello della <palazzina> con due alloggi per piano, costruita a filo strada, isolata, ma con distanze estremamente ridotte dagli edifici confinanti e di altezza ridotta." (5)
L'Amministrazione riesce a realizzare solo alcuni allineamenti; l'edificazione viene presto a interessare i sentieri rurali, con sezioni stradali strette e tortuose in quanto non vi è maggior vantaggio ad edificare lungo le vie urbane di quanto ve n'è lungo i sentieri campestri poiché l'edificazione non è regolata dal più semplice criterio speculativo: il rapporto tra l'altezza dei fabbricati e la sezione stradale, che stabilisce il valore dei suoli in proporzione alle sezioni stradali prospicienti.
Più che un "piano disegnato", l'ordinata disposizione delle strade che caratterizza Castellammare è determinata da un regolare disegno dei campi, frutto della bonifica attuata tra il 1815 e il 1853.
Nel 1927 con l'istituzione della provincia vengono uniti i comuni di Pescara e Castellammare.
Negli anni del dopoguerra gli isolati "aperti" di Castellammare subiscono il processo di sostituzione e ricostruzione in isolati a blocco con edilizia in linea lungo strada di 6 - 7 piani (dove è più forte la pressione dovuta alla rendita di posizione), mantenendo tuttavia le precedenti sezioni stradali.
Nelle aree di nuova espansione vige la regola del caso per caso con i PRG che prospettano larghe possibilità lasciando alle imprese ed alle singole istituzioni la definizione delle opportunità di intervento.
Viene così meno quell'impostazione progettuale che, se pur nella sua ingenuità, aveva caratterizzato il piano disegnato ottocentesco.
"Nei piani regolatori successivi alla seconda guerra mondiale si perde definitivamente la concezione di struttura viaria con l'abolizione di qualsiasi gerarchia stradale, permanendo semplicemente una distinzione per volume di traffico, con la conseguente rottura del rapporto tra strada, edificio ed isolato: fattore forse determinante della disgregazione formale della città.
I PRG di Pescara non esprimono più una impostazione progettuale, ma un procedimento tipicamente organizzativo del territorio urbano che viene scomposto in aree di intervento in base alla funzione ed alla destinazione d'uso; esaltando, attraverso gli elementi quantitativi, gli indici urbanistici.
Attraverso il gioco sapiente di questi fattori i vari piani (PRG Piccinato del 1956, Piano dell'UTC del 1957, Piano delle zone stralciate del 1960), hanno permesso e favorito la lievitazione della rendita urbana semplicemente attraverso una <<escalation>> del costruibile, con il progressivo aumento dei piani, delle altezze, delle aree copribili ed una diminuzione dei distacchi e dei rispetti. Questo ha significato un aumento della densità edilizia, fatto tanto più grave se si considera che, dal Piano di Ricostruzione in poi, Pescara non ha realizzato nemmeno un minimo di struttura viaria, anche solo dal punto di vista funzionale."(6)
(1) A.Renna "L'illusione e i cristalli" Clear;
(2) A.Renna op. Citata;
(3) Eberstadt "Handbuch des Wohnungwesens und der Wohnungsfrage", G. Fischer, Jena 1910;
(4) J.Stubben "Der Stadtbau, Handbuch der Architektur" Darmstadt 1830;
(5) AA.VV. "I soggetti sociali nella città a caratterizzazione terziaria e l'uso dello spazio urbano" Facoltà di Architettura Pescara, contributo CNR 1982;
(6) G.Tavani "Pescara: una città della piccola borghesia" in A.Renna op. citata;