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LE CORBUSIER - LA CITTA' CONTEMPORANEA DI 3 MILIONI DI ABITANTI

 

Nel 1922 Le Corbusier presenta il piano per una città di 3 milioni di abitanti, con cui definisce i principi della sua idea di metropoli contemporanea; il suo obiettivo è di ottenere un centro non congestionato da traffico e rumori e di definire l'edificazione in rapporto alla natura. La città è disposta su di un sito pianeggiante ed è orientata secondo gli assi cardinali.

I dati del programma sono: la definizione di una zona centrale, con carattere direzionale ad alta densità edilizia, intorno a questa vi è l'abitazione urbana, la zona industriale e le città giardino  sono separate  dalla città da prati e boschi; la città proposta è quindi conforme alla struttura della città ottocentesca.

E' Un'idea totalizzante in cui sono determinati i modi urbani e suburbani di vita. La metropoli viene definita anche nella dimensione,  come unità massima di aggregazione; attraverso il parco si individua la possibilità di agganciarvi in sequenza lineare ulteriori unità nella successione parco, porta di città, edifici collettivi, centro direzionale, abitazione. Il parco è il luogo del tempo libero ed anche luogo di contemplazione degli edifici urbani, presso di esso trovano collocazione l'Università, il Museo e le altre istituzioni cittadine. 

La logica funzionale definisce a tutti i livelli l'organizzazione urbana, dalle diverse parti della stessa ai singoli elementi.

Un sistema di strade rettilinee attraversa ortogonalmente il piano urbano suddividendolo in lotti di 400 metri, intervallo stimato appropriato  per distanziare le stazioni della metropolitana.

Viene definita una precisa divisione delle funzioni del traffico che finisce per determinare una gerarchia delle strade sia in senso orizzontale ( autostrade territoriali, strade urbane, diagonali di collegamento ), che in quello verticale in quanto l'intera edificazione urbana è posta su pilastri:"Sotto questo spazio guadagnato (da quattro a sei metri in altezza) circolerebbero i camion pesanti; le linee della metropolitana sostituirebbero gli ingombranti tram e così via, servendo direttamente il sotto degli edifici. Una intera rete di circolazione, indipendente da quella delle strade riservate ai pedoni e alle vetture veloci, è stata guadagnata, con una propria razionale geografia, indipendente dall'ingombro delle case: foresta di pilotis dove la città organizzerebbe lo scambio delle merci, il suo rifornimento, tutti i rifornimenti lenti e massicci che oggi imbottigliano la circolazione."(Le Corbusier:"Verso una Architettura"). E' così attuata una chiara separazione fra le ragioni della circolazione e quelle dell'edificazione. Su questa scacchiera tutta raccontata dalle ragioni tecniche del transito veicolare, Le Corbusier colloca i suoi edifici come in un sistema a pianta libera, scegliendo di volta in volta la giacitura, la direzione, i modelli tipologici.

Al centro della città sotto una immensa piattaforma, che funge da aeroporto, viene collocata la stazione centrale, ferroviaria e metropolitana; in questa stessa struttura due autostrade perpendicolari si incrociano. Intorno ad essa grattacieli di sessanta piani, 220 metri di altezza, sono gli edifici che meglio rispondono alle funzioni terziarie. L'intento dichiarato è di definire un insieme urbano che decongestioni il centro della città, aumentando tuttavia la densità per diminuire le distanze:"Partendo da quel grande evento che è il grattacielo americano, basterebbe riunire in qualche punto questa forte densità di popolazione e là elevare, su sessanta piani, costruzioni immense. ...In queste torri, che accoglieranno il lavoro, lavoro fino ad oggi soffocato nei quartieri compatti e nelle strade congestionate, tutti i servizi si troveranno riuniti, secondo l'insegnamento della felice esperienza americana; e questo significherà efficacia, risparmio di tempo e di sforzi e dunque una calma indispensabile. Queste torri, costruite a grande distanza le une dalle altre, daranno in altezza quello che fino ad oggi si estendeva in superficie; esse lasciano vasti spazi che permettono di far passare lontano le strade rettilinee piene di rumore, per la circolazione veloce. Ai piedi delle torri si stendono i parchi; il verde si stende su tutta la città. Le torri si dispongono lungo viali imponenti; è questa veramente l'architettura degna del nostro tempo."(Le Corbusier:"Verso una Architettura")

I dati così proposti sono impressionanti: il suolo occupato dai grattacieli è il 5% di quello disponibile, mentre la densità oscilla fra i 1.000 - 3.000 abitanti per ettaro,la densità abitativa normale delle città è aumentata da cinque a dieci volte, ogni edificio può contenere infatti dai 10000 ai 50000 impiegati, ciascuno dei quali ha una superficie minima di lavoro di 10 metri quadrati. In effetti Le Corbusier compara entità non commensurabili: la superficie lavorativa è, come noto, minore della superficie abitativa; già nel 1927 Hilberseimer indicava che la proposta del centro direzionale, di Le Corbusier, non era di ordine economico bensì estetico, in quanto la medesima densità la si poteva ottenere con edifici di 5 piani occupando il 20-30% del suolo.

Inoltre anche l'occupazione del suolo risulta in realtà superiore al 5 % occupato esclusivamente dai grattacieli: negli studi per "La ville radieuse" vengono definite con precisione le superfici destinate alla viabilità ed alla sosta: strade e parcheggi sono elevati su pilotis, occupano il suolo soltanto i cinque ingressi al grattacielo e le strade per i mezzi pesanti sotto le piste per automobili; i parcheggi ospitano complessivamente solo 1000 posti macchina, ampliabili utilizzando il suolo sotto gli stessi ed eventualmente il sottosuolo, portando a 3000 i posti macchina.

Una foresta di pilotis si stende ai piedi delle torri.

Il grattacielo ha pianta a croce, per non avere cortili interni, ed è costruito in ferro e vetro; tutti i suoi ambienti hanno una profondità non maggiore di 7 metri dalla superficie finestrata, ed un'altezza di circa 3,5 metri, così che il sole può raggiungere teoricamente tutta la superfice interna. Il disegno ondulato della facciata è quindi dovuto a ragioni di illuminazione, d’altro canto esso determina il complesso di ombre che verticalizza il volume delle torri rendendole più eleganti e leggere: "L'architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi assemblati nella luce. I nostri occhi sono fatti per vedere le forme nella luce: le ombre e le luci rivelano le forme; i cubi, i coni, le sfere, i cilindri o le piramidi sono le grandi forme primarie che la luce esalta; l'immagine ci appare netta e tangibile, senza ambiguità." (Le Corbusier:"Verso una Architettura").

Dei 3.000.000 milioni di abitanti solo 600.000 di essi risiedono nella city; due modelli abitativi sono proposti da Le Corbusier per l'abitazione urbana: l'isolato aperto, a redent,e l'isolato chiuso, l'Immeuble-villa. Le proposte si pongono come alternativa alla rue corridor ed alla casa d'affitto dell'ottocento, nonché ai criteri di classificazione tipologica ottocenteschi, che subordinano le tipologie abitative alla posizione del lotto ed ai rapporti dimensionali dello stesso; l'intento è di definire l'edificazione in rapporto alla natura, ed egli non fa mistero di far riferimento alla tipologia abitativa settecentesca per quanto riguarda i redents, mentre l'immeuble-villa ha la sua origine nelle certose.

"Invece di tracciare la città in volumi quadrangolari con lo stretto scavo delle strade, fiancheggiate dai sette piani di edifici a picco sulla carreggiata che formano cortili malsani, sentine senza aria e senza sole, si traccerebbero, occupando le stesse superfici e con la stessa densità di popolazione, volumi di case a redents successivi che serpeggiano lungo viali rettilinei; non più cortili, ma appartamenti che si aprono, su ogni facciata, all'aria e alla luce, e che guardano non sui fragili alberi dei viali attuali, ma su prati, su campi da gioco e ricche piantagioni. I redents realizzerebbero il gioco delle ombre favorevole all'espressione architettonica, facendo emergere, come prue, a intervalli regolari, i volumi ortogonali ai viali."

I redents sollevati su pilotis sovra passano le strade; il contatto con la viabilità carrabile avviene in alcuni punti: le soste delle automobili dislocate presso gli ingressi. La distribuzione degli alloggi avviene per mezzo di una via interna all'abitazione stessa. Nel verde tra i corpi di fabbrica sono sistemati i servizi primari all'abitazione.

Confrontiamo l'edificazione così proposta con l'isolato tradizionale: nell'isolato storico, la strada è il luogo di affaccio della residenza ed elemento di comunicazione a livello urbano, ma è anche il luogo in cui si svolge lo scambio commerciale, lavorativo, culturale ; nella sistemazione a redent c'è invece una scissione delle funzioni della strada: la circolazione longitudinale avviene su piste per automobili a livello urbano, mentre trasversalmente i percorsi pedonali nel attraversano lo spazio sistemato a parco; ad una via interna all'edificio è affidato invece il ruolo di servire gli alloggi . Si scinde la strada dalla casa per consentire, dati i nuovi mezzi di trasporto, alla prima la comunicazione a livello urbano ed alla seconda di porsi in rapporto alla natura.

Inoltre nell'isolato storico, ad eccezione dell'isolato ottocentesco, ad un affaccio su strada ne corrisponde uno verso l'interno dell'isolato stesso, dove sono gli orti, i servizi e spesso attività lavorative; nell'edificazione a redent si elimina questo doppio affaccio dell'abitazione che la relaziona da un lato allo spazio pubblico e dall'altro a quello privato, o quantomeno semipubblico se viene usato collettivamente; la cellula abitativa può volgersi così indistintamente su un lato o su quello opposto della struttura, la disposizione della stessa segue come unico criterio l'orientamento rispetto al percorso del sole; lo spessore del corpo di fabbrica varia rispetto all'orientamento dello stesso.

Le Corbusier dà dell'immeuble-villa diverse versioni tra il 1922 e il 1925; dapprima esso è un edificio a corte di 10-12 piani, con 6 livelli di alloggi duplex serviti da ballatoi; ogni unità ha verso l'esterno una loggia adibita a terrazza giardino. Il giardino, che nell'isolato tradizionale era interno, è ora posto sulla facciata dell'edificio, divenendo l'elemento essenziale nella definizione della stessa. Ad una lettura globale dall'esterno, la facciata, se ne consente una individuale dall'interno, il giardino privato per ogni alloggio.

La disposizione degli alloggi è lungo i due lati orientati verso Est ed Ovest, mentre sui lati corti sono gli ingressi, tangenti alle vie di transito longitudinale Nord-Sud.

Nelle proposte successive di immeuble-villa i quattro lati della struttura divengono omogenei, gli alloggi hanno le logge rivolte verso l'interno dell'isolato, spazio dove nel verde si trovano i servizi all'abitazione. Eliminata la differenza fra i lati dell'edificio, che rivelava una gerarchia funzionale degli assi urbani, l'esterno verso le strade diviene totalmente uniforme; un sistema di comunicazione verticale unisce a tutti i livelli immobili diversi.

Mediante la tecnica, propria delle avanguardie, della ripetizione e del montaggio, sono relazionati i diversi modelli urbani, indifferenti al sito in cui si collocano: "Il sito sul quale si interviene è ridotto ad alcuni elementi semplici: sole, verde, montagna, orizzonte; lo spazio non è più concepito in termini di differenze ma in termini assoluti, eterni."(P.Panerai, J.Castex, J.Depaule:"Isolato urbano e città contemporanea").

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